La gara di Pellio Intelvi sarà senz’altro ricordata a lungo, senza nulla togliere alle altre, già notevoli per gli splendidi panorami che le varie trasferte ci hanno offerto.
L’alpeggio in cui era predisposta la partenza della gara, con tanto di mucche al pascolo è una rarità cui nemmeno i trialisti sono abituati e che (grazie a Malvestiti) è comparsa con bellissime foto su face book già il giorno prima della gara.
Dopo tanta strada fatta per arrivare lì (ma nemmeno troppa per chi abita nei dintorni di Lecco) la strada per vedere tutte le zone era invece accessibile anche a piedi e, ad essere sinceri, di vedere tutte le zone ne valeva proprio la pena.
Ne ha approfittato infatti il folto pubblico, che senza arrivare ai livelli del mondiale di Barzio, ha comunque riscaldato con fragorosi applausi l’atmosfera che, contro le previsioni, era invece un po’ umida.
Soprattutto nella zona 4, non la più bella ma sicuramente la più accessibile, i ramponi (merce rara in molte aree dove abbiamo tracciato le zone) in terra per tutte le categorie hanno attirato il pubblico che (intenzionalmente o meno) si è trovato ad apprezzare lo spettacolo offerto dai trialisti di tutte le età.
Lo stupendo panorama trialistico, vario e con differenti possibilità e livelli di tracciatura, ha finalmente offerto l’occasione di mettere la terza marcia un po’ a tutte le categorie.
Il cielo color cobalto del sabato, pur senza una sola goccia d’acqua, ha però lasciato il posto ad una coltre di nuvole che, sebbene non troppo fitta, pareva non volersene andare.
La conseguenza è stata una umidità che ha impedito alle zone di asciugarsi, poco male per le superfici terrose, per quelle sassose di sottobosco invece .. ha dato un bel filo da torcere a quasi tutti.
Comunque in ogni categoria c’è stato chi, coi denti e con la bravura ha tirato fuori l’uno o il due (lo zero solo per i quasi campioni) persino in zone come la 6, resa ostica dall’emersione di sassi viscidi dalla terra che fino al passaggio dei primi sembrava compatta.
Gara mediamente dura quindi, tutte le zone fattibili, alcune da tutti alcune altre solo a patto di metterci una grossa grossa fetta di impegno.
La dimensione degli ostacoli non doveva ingannare, infatti, a parte le rampe, non c’erano sassi più grossi che nelle altre gare, ma la combinazione curve fondo scivoloso e contropendenze (con alcune discese più difficili del solito) ha reso i parziali parecchio più alti di quelli di Buglio.
Una scelta della tracciatura è stata di mettere zone che potessero essere fatte a tre da quasi tutti, ma che anche chi ha uno stile di guida moderno faticasse per fare a meno di tre.
Molti, soprattutto tra chi non è stato premiato dalla classifica, hanno espresso pareri molto positivi sulla gara, pur ammettendo che per queste zone era necessario essere molto più allenati di quanto non lo fossero.
In effetti, le zone erano più lunghe che in altre gare, ipotizzando un numero di partenti intorno alla settantina (superato poi di poco) alcune zone sono state allungate rispetto alle altre gare.
Il terreno lo permetteva e per fortuna anche la posizione delle zone, senza incidere troppo sui rischi di FTM.
Abbastanza elevato anche il numero dei ritiri, pochi per stanchezza, molti per episodi connessi ad eventi riassumibili con la parola sfiga.
In effetti, per gli appassionati di oroscopo potrebbe essere interessante scoprire come mai la gara con il maggior numero di ritiri nel Trialario coincide cronologicamente con quella dei ritiri della MOTO GP.
Anche tra i ritirati molti piloti sono stati dispiaciuti di essersi persi una gara così intensa e di grandi soddisfazioni indipendentemente dalla classifica.
Parlando dei gialli Matteo Pozzi è stato messo fuori gioco dal cedimento del pompante del freno posteriore, peccato dopo la premessa dell’ultimo giro a zero nella gara di Buglio.
Beretta e Panizzoli anche loro da malfunzionamenti del veicolo, Bonfanti da una cervicalgia che aveva tentato di sconfiggere con antinfiammatori ma … non era la gara giusta da fare sotto voltaren.
Il più notevole dei ritirati però è stato Davide Azzoni, brutalmente strappato ai vertici di classifica da una brutta caduta al secondo giro sulla discesa della zona 2 (percorsa a zero il giro precedente), per lui trauma al polso e freno anteriore fuori uso hanno fermato la gara dopo un superbo primo giro a 8, l’unico della sua categoria sotto i dieci punti al primo giro.
Di questa caduta si avvantaggia ancora una volta Noris, come a dire cambiano gli sfidanti ma non il vincitore, che mantiene (fuori Azzoni) costantemente il vertice della gara.
Per lui alcuni passaggi da vero maestro, come due volte uno alla zona sei, immune dalle sbandate che i sassi viscidi causavano agli altri.
Dei due Acquistapace viene questa volta prima Andrea, pur con una guida meno moderna di Fabio, terzo ma bravissimo a non farsi impressionare dalla rampe, anche se alla guida di un 125.
In quarta posizione De Giorgi la spunta su Tavaglione, meno avvantaggiato da questo livello di difficoltà, ma era un po’ questo lo scopo di una tracciatura più incisiva.
Contrariamente alle attese, soprattutto sul duro, troviamo in netta crescita un Balbiani, che entusiasta della gara, riesce a piazzarsi in 13^ posizione.
Trionfo nella classe amatori di un volto nuovo, evidentemente capace di tenere anche dove servono i muscoli insieme alla tecnica, Gusmeroli si piazza davanti al quasi professionista Azzalini ed all’inatteso Ceciliani, altro pilota favorito da questo tipo di tracciatura.
Al quarto posto troviamo Speziale Andrea, che supera un pur bravissimo Mantovani, scalzato dal podio ma comunque contentissimo del tipo di percorso.
Subito dietro, Pareti e Borghetti si tolgono la soddisfazione di anticipare Della Bosca (che stravinse un paio di gare l’anno scorso).
Anche la classifica della categoria blu porta delle sorprese, se non nel vincitore (che in questa gara proprio di giri a zero non ne poteva fare) nel podio, dove un Dino Poncia mostra a tutti cosa vuol dire avere una forza di volontà che nessuno comunque metteva in discussione. Bravo Dino!
Per il terzo se la giocano fino alla fine Ruga e Bonvini, la spunta Bonvini, visto anche che uno dei piloti colpiti dal ritiro è il suo collega di allenamenti Macchè.
Bravissimi anche Zibelli e Aldeghi, autore di un ottimo primo giro a 14, ha forse un po’ ceduto di fisico e, vista la gara non sappiamo biasimarlo.
Nella Pro, dopo Cattaneo, (inquilino permanente del primo gradino del podio e che pur faticando parecchio dover fare gli zeri, alla fine li ha fatti lo stesso anche sullo sdrucciolevole), torna Sonny Goggia
In errore pensavamo che non avrebbe più impensierito Gianoni (oggi fuori giornata) preso un ottimo feeling con la nuova moto, pare non essere stato più di tanto ostacolato né dal viscido né dalle zone lunghe.
Lo segue Zampieri, ottimo terzo, che approfitta del calo di prestazione di Gianoni, tutti però con parziali medi inferiori ai dieci punti.
Dopo la gara, una squisita polenta uncia ed altre leccornie prodotte in loco (le mucche sono proprio di casa) hanno perfettamente colmato il tempo di attesa per la
premiazione dove, oltre agli omaggi tipo l’olio offerto da re delle Gandine, alcune fotografie particolarmente riuscite sono state regalate ai piloti che ne erano protagonisti.
Un grazie all’amministrazione comunale, con il sindaco e il suo efficientissimo vice presente in tutte le fasi organizzative fino alla premiazione, ed ai bravissimi ragazzi del team Valle Intelvi che, aiutati anche dal sindaco e dalla bellezza dei posti, hanno realizzato una splendida gara.
Pietro De Angelis